CREDO NEGLI ESSERI UMANI CHE HANNO CORAGGIO, CORAGGIO DI ESSERE UMANI

CREDO NEGLI ESSERI UMANI CHE HANNO CORAGGIO, CORAGGIO DI ESSERE UMANI

Queste parole della canzone di Marco Mengoni sono parole forti che esprimono il sentimento con cui oggi io e voi tutti siamo qui. A queste parole vorrei aggiungere, oggi pomeriggio, questi pochi pensieri perché tutti quanti voi potete immaginare quanto sia stato difficile scrivere questo discorso; perché quello che è accaduto a febbraio di 9 anni fa è stato un evento veramente drammatico per tutta la Comunità sandonatese: un bimbo che viene ucciso un uno spazio pubblico, a pochi metri da noi, per mano del suo papà è qualcosa che neanche la mente più perversa e annebbiata
potrebbe pensare…eppure è accaduto!

Cosa ci ha insegnato quel tragico evento? Io credo ci abbia insegnato tre cose importanti:

  1. i piccoli vanno ascoltati, SEMPRE: quando loro chiedono, domandano protezione, rifugio ma anche le cose più elementari, noi adulti abbiamo il dovere, l’obbligo di ascoltarli, di non tirarci mai indietro, di metterci al loro servizio…perché comunque loro sono sempre le persone, gli esseri più indifesi e devono trovare in noi la voce e le risposta alle loro richieste e ai loro bisogni.
  2. le bambine e i bambini hanno i loro DIRITTI. La Convenzione ONU sui Diritti dell’infanzia e dell’Adolescenza, ratificata dal Parlamento Italiano con la Legge 176 del 27 Maggio 1991, contiene al suo interno quattro principi generali che mi interessa qui riprendere. Il primo è il principio di non discriminazione, affinchè ogni bambino possa godere di tutti i diritti sanciti dalla Convenzione stessa. Il secondo principio è quello del supremo interesse del minore, che deve essere tenuto in considerazione nel corso dell’attività normativa e amministrativa dello Stato, affinchè l’interesse del minore prevalga su qualsiasi altro ordine di interesse o priorità. Il terzo principio è il diritto alla vita, ma anche alla sopravvivenza e alla crescita. Un ultimo principio ispiratore della Convenzione è il diritto dei bambini ad essere ascoltati in tutti i procedimenti che li interessano. Se ciascuno di noi facesse propri questi principi nella vita della propria famiglia, del proprio gruppo, associazione, compagnia, nel proprio luogo di lavoro…allora sicuramente la vita dei nostri ragazzi e ragazze sarebbe una vita più serena e vera!
  3. Noi adulti, da questa tragica vicenda di 9 anni fa, non abbiamo che da chiedere scusa: innanzitutto dobbiamo chiedere scusa a Federico per non lo abbiamo ascoltato a sufficienza; poi dobbiamo chiedere scusa a quell’infanzia trascurata ed abbandonata che ancora oggi non trova adulti disposti a prendersi cura di loro; e infine tutta la Comunità, noi, dobbiamo impegnarci perché ogni volta che si imbattiamo in un piccolo in difficoltà, non si presta loro attenzione e magari arriviamo anche a girarci dall’altra parte, proprio in quel momento noi siamo colpevoli senza alcuna giustificazione perché questo significa che non diamo speranza al nostro futuro.

Da cosa nasce questa intitolazione e questo momento di festa? Nasce dalla volontà della Conferenza dei Capigruppo della precedente consigliatura, in cui con voto unanime, su suggerimento del Consigliere Marco Menichetti, si decise di intitolare questo parco giochi a Federico; si è arrivati a determinare quest’area proprio perché molto vicina al luogo della tragedia e poi perché nei pomeriggi di Primavera questo spazio si riempie sempre di tantissimi bambini, gioiosi e festanti. La decisione della Conferenza dei Capigruppo è stata poi fatta propria dalla Giunta che, il 6 ottobre 2015, ha deciso di “intitolare il Parco giochi tra via Battisti e via Jannozzi a Federico Barakat”.

A questo punto voglio qui sentitamente ringraziare il Prefetto Luciana Lamorgese, qui validamente rappresentata dalla VicePrefetto vicaria, Dott.ssa Falcomatà Lucia. Il Prefetto avrebbe voluto essere con noi oggi pomeriggio ma impegni istituzionali non le hanno consentito di essere presente: lei si è molto spesa per riuscire a far intitolare questo spazio a Federico, in quanto la possibilità di dedicare uno spazio pubblico (edificio, parco o qualsiasi altro spazio pubblico) è riservata solo a persone che sono decedute da almeno 10 anni. Ecco, il grosso impegno profuso e la sensibilità personale del Signor Prefetto ci permettono oggi di poter vivere questo momento tutti quanti insieme in serenità.

Poi vorrei ancora ringraziare le Forze dell’Ordine presenti, la Polizia Locale, la CRI gruppo locale di SDM e di Opera, dove presta servizio volontario la mamma di Federico, la Protezione civile di SDM, il coordinamento del volontariato, don Carlo Mantegazza, Parroco di SDM, i giovani atleti dell’Accademia Calcio, il Presidente del consiglio comunale Matteo Sargenti, i consiglieri e gli assessori.

Ringrazio Antonella Penati, mamma di Federico e tutta la sua famiglia, che oggi vivono un momento di sofferenza nel ricordo di Federico ma, con la loro presenza ,vogliono testimoniare che la forza del ricordo è la giusta via perché atti come quello perpetrato nei confronti di Federico non possano più accadere.

Questa Amministrazione Comunale, in accordo con la mamma e i famigliari di Federico, fortemente ha voluto questo momento e oggi siamo tutti onorati di poter vivere questa intitolazione in mezzo a tante persone: amici, compagni di scuola o della squadra di calcio, famiglie di San Donato.
Questa città , noi tutti, non possiamo restituire Federico alla sua mamma e ai suoi cari, ma può con l’intitolazione a lui di questo giardino ricordarlo, ricordarci che il gesto violento di un adulto, suo padre, non abbia più a ripetersi: questo lo promettiamo a te, Federico, e a tutti i bambini vittime di violenza in Italia e nel mondo!

E allora chiudo questo mio discorso riprendendo un’altra frase tratta ancora dalla canzone di Marco Mengoni: “Esseri Umani”
PRENDI LA MANO E RIALZATI, TU PUOI FIDARTI DI ME

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